I

Accendendo la fiamma 
(21 giugno 1968)


1) Una breve storia di una millenaria città


 -Oggi andremo a Teotihuacan - affermò Regina mentre dava una falcata che le permise non dover calpestare una fila di formiche. Le sue parole produssero un'evidente gioia nelle tre persone che l'accompagnavano, soprattutto in don Uriel.

-Caspita - esclamò con festivo tono il primo dei nuovi olmechi -, finalmente vuole ritornare al luogo dove ha iniziato la sua missione. Sicuramente avrà le sue buone ragioni per voler andare proprio oggi che è il solstizio d'estate.

-Questo la rende una giornata molto buona, ma più di tutto voglio vedere qual è lo stato di avanzamento dei lavori di restauro di cui tanto mi ha parlato, in particolare quello che è stato fatto nella Piramide del Sole.

-Penso che sarà una bella mattinata- ritenne Leticia osservando che i primi raggi del sole lasciavano vedere un cielo limpido e sereno.

-Ma non metto in dubbio che nel pomeriggio cada un bel acquazzone - sentenziò il Testimone -. Questo anno sta piovendo moltissimo.

Andando avanti con deciso camminare il quartetto uscì del Bosco di Chapultepec e si diresse verso il loro vicino "quartiere generale", ubicato nella Calle de Alumnos. Diversamente dal solito la casa era deserta e solitaria. I loro abituali residenti e visitatori erano quel giorno in diverse parti del paese. L'arrivo del solstizio di estate, considerato dalle Tradizioni Sacre di tutti i tempi come una delle quattro principali "porte" di comunicazione tra la terra e il cosmo, aveva causato il transitorio ritorno alle loro rispettive comunità dei Guardiani delle Tradizioni Nahuatl, Maya e Zapoteca, perché questi avevano l'obbligo di partecipare ai rituali che, in occasione di detto evento, si realizzavano in diversi centri cerimoniali pre-ispanici. Insieme ai Guardiani indigeni - e per consiglio della stessa Regina - erano andati via la maggior parte dei membri dei Centri di Messicanità. "Facciano in modo di andare a queste cerimonie, sarà un'esperienza molto preziosa", aveva detto lei più e più volte. Giudicando forse che se partecipava ad un rituale in particolare questo sarebbe giudicato come un affronto verso le altre cerimonie, Regina aveva manifestato fin dall'inizio che non avrebbe partecipato a nessuna.

Ridendo e scherzando, godendo al massimo la speciale atmosfera di intensa gioia ed elevata spiritualità che prevaleva sempre intorno alla Regina del Messico, i suoi tre accompagnatori organizzarono in un batter d'occhio tutto ciò che serviva per il vicino viaggio che proiettavano realizzare. Don Uriel portò "Walter" - la suo volkswagen di colore verde olivo ed ammaccato parafango - a fare benzina, controllare il livello dell'olio e la pressione dei pneumatici. Leticia scelse una bella porzione di frutte fresche e Il Testimone prese il grosso taccuino che quasi sempre portava con sé.

Dopo di avanzare lungo il Paseo de la Reforma l'automobile prese lungo Avenida de los Insurgentes. Don Uriel era al volante e Regina occupava l'altro sedile anteriore. Nella parte posteriore si accomodavano Leticia, Il Testimone e un regolare pacco di frutte. Mentre cercava di togliere con le unghie una piccola macchia di fango del suo bianco abito di infermiera, Leticia espresse:

-Siamo veramente fortunati, non tutti possono permettersi il lusso di andare alle piramidi con l'architetto che le ha costruite; oggi davvero conosceremo tutte le risposte alla grande quantità di enigmi che ci sono in quei monumenti.

Don Uriel abbozzò un sorriso e disse:

-Magari!, io la unica cosa che ho cercato di fare è stato il mettere qualche rammendo da muratore in alcuni luoghi, ma neanche quello ho potuto finire prima che mi cacciassero per incapace. E per quanto riguarda a sapere qualcosa dei misteri di Teotihuacan, penso che ora li capisco ancor meno rispetto a quando furono avviati i lavori di restauro, piuttosto speriamo che lei possa dirci molte cose al riguardo, - dicendo questo l'architetto tolse una delle sue mani dal volante per puntare a Regina.

-Tutti i Guardiani dicono che lei è in questo momento la persona più competente al mondo su Teotihuacan - affermò Regina -. Secondo loro gli consegnarono quanta informazione avevano su questo centro sacro affinché il restauro si potesse fare nel modo migliore possibile.

-Questo è vero, nel senso che mi dissero quanto sapevano, ma quello che succede è che la differenza tra quello che si sa su questo e quello che dovrebbe sapersi è immensa.

-Cosa ve ne pare se trattiamo metodicamente il tema? -domandò Il Testimone -. Le prime domande che a me mi vengono in mente sono: Cos'è veramente Teotihuacan e chi, e quando, la costruirono?

Don Uriel si vide costretto a frenare improvvisamente per evitare di collidere con un'auto che aveva cambiato inaspettatamente corsia. Il veicolo che veniva dietro la volkswagen dovette fare lo stesso e rischiò di schiantarsi sul retro di "Walter." Superando l'incidente senza conseguenze più gravi che un paio di frenate ed alcuni colpi di clacson, il Guardiano della Tradizione Olmeca espresse:

-Teotihuacan è allo stesso tempo un tempio, un'università, un strumento musicale e una macchina di gestione delle energie cosmiche. Dare la definizione di ciò che è Teotihuacan è facile, la parte terribilmente difficile è riuscire che queste funzioni non siano semplici possibilità ma che diventino una quotidiana realtà. Ora, per quanto riguarda chi e quando fu costruita per prima volta, la verità, non credo che ci sia qualcuno che possa rispondere con precisione a queste domande. Ci sono naturalmente le risposte degli archeologi e gli esperti di storia; secondo loro, la città è stata fatta alcuni secoli prima dell'Era Cristiana. Con un gran senso dell'umorismo, immagino involontario, gli specialisti rispondono alla domanda di chi costruì Teotihuacan dicendo che furono i teotihuacanos.

-E che cosa dicono su questo i Guardiani della Tradizione? -chiese Regina.

-Che la città fu costruita da giganti molti migliaia di anni fa, senza che sia possibile precisare la data, perché succedé in un'epoca immemorabile; è impossibile sapere, almeno per me, se dicendo giganti deve capirsi persone di grande statura fisica o piuttosto esseri di grande sviluppo spirituale. In ogni caso, il fatto è che dopo un lungo periodo di splendore la città decadde e fu abbandonata, diventando, come sarebbe accaduto più tardi, in un semplice cumulo di macerie coperte di sterpaglia. Intorno all'anno 1000 avanti Cristo comincia il secondo periodo di Teotihuacan, questa è già l'epoca che conoscono parzialmente gli archeologi ed erroneamente considerano come la totalità della storia della città.

-Cioè - affermò Il Testimone -, ciò che è iniziato nel primo millennio avanti Cristo fu una restaurazione della città che avrebbe portato con il tempo ad un'altra epoca di grande splendore.

-Esatto.

-E chi iniziò questo restauro? -domandò Leticia.

Gli stessi che stiamo cercando di farlo ora, gli olmechi. In quell'epoca, così come avviene nei nostri tempi, le condizioni erano favorevoli per la riattivazione del chakra del Messico e la conseguente creazione di quattro nuove culture. La prima di esse fu l'olmeca e i suoi membri iniziarono il compito di pulire e cominciare a rendere operativi molti centri sacri che portavano secoli inattivi. Uno dei più importanti era e continua ad essere Teotihuacan, cosicché procederono al suo completo restauro, affinché recuperasse i loro funzioni di tempio, università, orchestra e macchinario.

-Tutte contemporaneamente? -inquisì Regina.

-Beh, sì e no. Anche se fin dall'inizio il restauro avrebbe dovuto coprire tutti e quattro gli aspetti, sembra che nella sua prima fase, l'olmeca, si mise un particolare enfasi nelle sue funzioni di tempio, trasformandolo in un santuario super sacro.

-Questo significa che ci sono state diverse fasi in quel restauro che cominciò tremila anni fa? -domandò Il Testimone.

-Assolutamente, furono quattro. La seconda la gestirono i maya. Essi prestarono una particolare attenzione a tutto ciò che riguarda gli aspetti di università che possiede Teotihuacan. E lo fecero alla grande. Il centro cerimoniale è anche una sorta di gigantesca biblioteca contenente migliaia di dati nelle proporzioni, dimensioni e relazioni di ciascuno dei suoi edifici. C'è di tutto, complicatissimi modelli matematici, riproduzioni in scala di costellazioni, precise indicazioni sulle orbite dei pianeti. La città è piena dei più inimmaginabili sistemi per eseguire calcoli e più calcoli su tutto quello che c'è e che ci sarà, in particolare sui cicli degli astri. Appena si è cominciato ad esplorare alcune grotte naturali dove tramite pozzi d'acqua si misuravano i movimenti di chissà quante stelle.

L'auto su cui viaggiavano aveva finito il suo percorso lungo Avenida de los Insurgentes e iniziato la sua avanzata sull'autostrada che conduce all'antica metropoli imperiale.

-Sono contenta che stiamo andando là e non stiamo cercando di entrare a quest'ora alla città - commentò Leticia osservando che mentre il traffico nelle corsie in cui circolavano era abbastanza scorrevole, il flusso dei veicoli in senso contrario era di tale grado che in molti tratti si producevano ingorghi che obbligavano ai conducenti a dover rimanere detenuti per un lungo periodo.

-Ci stavi spiegando - disse Il Testimone dirigendosi a don Uriel - che l'anteriore ricostruzione di Teotihuacan ebbe quattro fasi. Quali sono state le due successive?

-La terza fu la zapoteca, quegli amici concentrarono i loro sforzi nello sviluppare al massimo le capacità che possiede questo centro sacro come strumento musicale. E così come i maya ottennero che ogni pietra di Teotihuacan contenesse un messaggio di profonda saggezza, gli zapotechi riuscirono, con il loro amore e senso dell'armonia, integrare in modo tale le diverse costruzioni che queste intonavano di continuo una perfetta sinfonia.

-Ma com'è stato possibile quello? -domandò l'infermiera dirigendosi a Regina e lasciando vedere nel suo viso un'espressione che fluttuava tra lo stupore e l'incredulità.

-Tutto ciò che esiste sta vibrando ed emettendo suoni - rispose la interrogata -. Essere in grado di sentirli con chiarezza richiede un certo allenamento, ma in qualche modo si percepiscono e producono effetti. I migliori artisti lo sono perché hanno la capacità di intuire i suoni caratteristici degli esseri e delle cose. C'è un'armonia musicale che riesce ad esprimersi sotto forma di architettura, scultura, pittura o qualsiasi altro tipo di arte. Lo stesso succede per quanto riguarda le società, queste possono essere organizzate per intonare una melodia o soltanto, come succede ora, puri rumori stonati. Nelle città sacre non era solo l'adeguata costruzione e ubicazione dei suoi edifici quella che generava una musica bellissima, ma anche l'armoniosa integrazione dei suoi abitanti.

-Infatti, è proprio questo ciò che hanno di aver fatto gli zapotechi - completò don Uriel proseguendo la sua spiegazione -. La quarta e ultima fase è la nahuatl. È la più conosciuta per essere quando Teotihuacan raggiunse il suo massimo splendore.

-Quanto tempo comprende questa fase? -domandò Il Testimone.

-Più di mille anni, va dal secolo V avanti Cristo al VII della nostra Era. È in quel momento quando si può parlare propriamente di una grande città, perché diventa la capitale imperiale di quello che fu il primo Impero Tolteca. Ovviamente questo soddisferà appieno gli archeologi che si passano il tempo estraendo e classificando tonnellate di resti di ogni genere di cose, da vasi cerimoniali fino a cianfrusaglie di cucina. Il loro lavoro è molto utile per riuscire a sapere un po' di quell'epoca, perché non si dispone ancora di documenti scritti bensì unicamente di resti archeologiche; tuttavia, ho l'impressione che, visto che sono così coinvolti nei dettagli, inventando nuove forme di classificazione per gli oggetti trovati, gli archeologi non raggiungono un quadro generale che permetta loro di capire quali erano veramente le funzioni che svolgeva in quel periodo questa città.

-E quali erano? -inquisì Leticia.

-I nahuatl trasformarono Teotihuacan in una sorta di incredibile macchina capace di catturare e sfruttare, a beneficio non solo dell'umanità ma del pianeta stesso, le più potenti energie cosmiche.

-E come riuscirono a raggiungere una cosa del genere? -domandò l'infermiera al tempo che il suo viso rifletteva nuovamente incredulità e sorpresa.

-A dire il vero non lo so molto bene, soltanto ho alcuni frammenti isolati di informazione su questo, ma non so perché riesco a immaginare che in questa macchina c'è qualcuno che ci potrebbe chiarire molti dubbi al riguardo.

Tre paia di occhi pieni di aspettativa si inchiodarono nella Regina del Messico, ma lei sembrò non rendersi conto che i suoi accompagnatori erano in attesa di ascoltare una spiegazione delle sue labbra e rimase in silenzio osservando il paesaggio.

-Senti! -esclamò Il Testimone con finta indignazione -. Mi sembra che stai nascondendo la testa sotto la sabbia e non ci vuoi spiegare che vuol dire che le piramidi sono anche macchine di controllo delle energie cosmiche. Credi che siamo così svitati che non ti capiremo niente?

L'Aiutante del '68 abbozzò un ampio sorriso e ribatté:

-No, certo che no, quello che succede è che francamente sento che sia inutile parlarne. Se l'obiettivo è che Teotihuacan rinasca bisogna centrarci in recuperare la sua prima e non la sua quarta funzione, ovvio che così facendo di sicuro staremo recuperando, in diversa misura, le quattro contemporaneamente, ma adesso tocca fare tutto il necessario per riuscire che questo luogo svolga il compito che gli corrisponde come posto sacro; e come questo è obbligo degli olmechi, preferisco che don Uriel ci riferisca che cosa hanno fatto gli attuali olmechi per raggiungere questo obiettivo.

Tre paia di occhi si inchiodarono ora sulla persona che portava il volante. Dopo una pausa di riflessione l'architetto affermò:

-Credo che sarebbe ugualmente valido dire che molto è stato fatto o che ancora non si fa assolutamente niente. I lavori cominciarono iniziando il secolo XX. In quell'epoca c'erano ancora due olmechi: i genitori di "Il Chaneque", quello che è stato il mio maestro. Essi sapevano molto bene quanto stava per succedere. Iniziando una nuova Era, si verificherebbe per qualche istante una specialissima concentrazione di energie nella Piramide del Sole, se quelle energie erano adeguatamente incanalate propizierebbero che ritornasse al Messico il suo legittimo governante - facendo questa ultima affermazione le potenti fazioni di don Uriel manifestarono un certa aria birichina -. Indubbiamente tanto essi, come tutti i Guardiani, quello che aspettavano è che quel governante fosse un uomo, se avessero saputo che sarebbe stata una donna forse non si sarebbero buttato addosso tutta quella montagna di lavoro che andavano a realizzare.

Regina rise allegramente ascoltando la battuta ed affermò:

-Sono contenta che non lo sapessero, altrimenti, forse non sarei nata.

-E cosa fecero questi olmechi? -domandò Leticia.

-Veramente non è facile valutare le gigantesche dimensioni del lavoro svolto - rispose don Uriel riacquistando la sua solita serietà -. Teotihuacan aveva più di mille anni di completo abbandono e tutta la zona non era altro che una serie di monticelli coperti di sterpaglia. La coppia di olmechi studiò la situazione e concluse che, se davvero si desiderava approfittare lo scarico di energie che si verificherebbe arrivando la nuova Era, si doveva procedere al ripristino della Piramide del Sole. Manovrando molto olmecamente, dall'anonimato e il silenzio, si misero al lavoro per fare in modo che il governo di allora, cioè quello di Porfirio Díaz, prendesse come suo il progetto. L'argomento di cui si avvalsero fu che i visitatori provenienti da tutto il mondo per le celebrazioni del Centenario dell'Indipendenza sarebbero rimasti assolutamente attoniti vedendo una traccia così evidente della grandezza del nostro passato. Per sei anni diverse centinaia di muratori lavorarono instancabilmente ripristinando la piramide; molti di loro erano Guardiani della Tradizione e il "maistro" muratore che dirigeva a tutti era l'Olmeca.

-Ho letto in diversi libri - affermò Il Testimone - che è stato fortemente criticato l'archeologo responsabile del restauro, per i modo in cui questo si effettuò.

-Sì, si chiamava Leopoldo Batres, lui in realtà non capiva molto del tema, ma almeno ebbe il grande merito di attenersi al piano di lavoro tracciato dai Guardiani. Quello che succede è che coloro che hanno criticato questo restauro non sanno quale era il suo vero scopo. Dicono che non ci fu uniformità nella ricostruzione, che la facciata è in uno stile e gli altri lati in un altro. Quello che si cercava non era fare un lavoro "bello" in cui tutto rimanesse con un stesso stile. Neanche miravano, a loro sarebbe piaciuto, di lasciare già funzionante in modo permanente la piramide, questo è qualcosa che ancora oggi non si è riuscito a fare perché non abbiamo saputo come farlo. Quello che cercarono di fare, e fortunatamente ci riuscirono, fu lasciare pronta la piramide affinché funzionasse alcuni minuti il 21 marzo 1948. Un po' come prendere un motore decomposto sapendo che gli sta per cadere un fulmine e fare le modifiche necessarie affinché la scarica lo attivi alcuni istanti.

-Nello stesso momento in cui si lavorava nella Piramide del Sole si fecero altri restauri della città? -domandò Il Testimone che persisteva nel cercare di scrivere sul suo taccuino ogni parola detta dentro l'auto.

-Nei primi anni no, ma come nel ripulire la piramide si ritrovò un sacco di cose, questo svegliò l'appetito degli archeologi, non solo dei nazionali ma anche degli stranieri, cosicché nel 1918, nonostante le condizioni di instabilità politica che prevalevano nel paese, si cominciarono a realizzare esplorazioni in diverse parti della città, e anche alcuni restauri importanti, come fu il caso della parte che si conosce come "La Ciudadela." Ciò costrinse i Guardiani a fare gli straordinari per impedire, per quanto possibile, il saccheggio dei preziosi oggetti che tutto il mondo trovava dove grattasse, come per evitare che restauri sbagliati alterassero in modo irrimediabile i monumenti. A quel punto erano morti già i genitori di "Il Chaneque", e questo, come l'ultimo degli olmechi, fu la persona a cui toccò affrontare la battaglia. In realtà è stato fortunato, perché si seppe guadagnare la fiducia di Manuel Gamio, un ottimo archeologo che diresse per molto tempo gli scavi in Teotihuacan e per il quale lavorava come servitore, quindi questo gli permise l'adempimento della sua missione. Prima, la grande depressione economica dei trenta e poi la Seconda Guerra Mondiale negli anni quaranta, fecero che fossero tagliati i fondi per le ricerche archeologiche. Pertanto, Teotihuacan continuò accumulando macerie e "Il Chaneque" poté ritornare al suo caro San Andrés Tuxla. E lì dove lo conobbi e dove ebbi il privilegio che mi accettasse come suo discepolo.

-E quando arrivò il suo turno di continuare il restauro? -domandò Regina.

-Quando nel 1948 entrai a questa ondata venni a sapere l'incredibile notizia: i Guardiani aspettavano il ritorno pubblico di Cuauhtémoc per il 21 Marzo 1968. L'Imperatore porterebbe come missione il risvegliare il Messico e il suo primo compito sarebbe proprio quello di utilizzare la Piramide della Luna per rompere per alcuni mesi la prigione della trasognatezza in cui si trova preda l'umanità. Ciò ha richiesto fare previamente certi lavori di restauro in quel monumento. Non avrei mai immaginato che sarebbe stato a me a cui toccherebbe realizzarli ma, nel tempo in cui ero a San Andrés, "Il Chaneque" mi comunicò che questo tipo di lavoro corrispondeva agli olmechi, e come quando è morto io rimasi come l'ultimo olmeca, allora non potei fare altro che entrare fino in fondo. Grazie a Dio ricevetti ogni sorta di aiuto dei Guardiani, e inoltre, come ancora una volta il governo voleva mettersi in mostra con gli stranieri ed attrarre turisti, lasciarono denaro non solo per la piramide bensì per ripristinare parte della zona.

-Come ti è andata con i burocrati che quasi sempre si occupano di queste cose? -inquisì il Testimone -. Non credo abbiano capito niente dei veri obiettivi del restauro.

-Ci fu di tutto. C'erano tipi con mentalità di scenografi di film americano, volevano fare una ricostruzione del tutto fantasiosa, con molti edifici sontuosi per impressionare i turisti.  dopo una lunga lotta si riuscì evitarlo. L'archeologo Ignacio Bernal che fu il direttore ufficiale del progetto, non è solo tutto un professionista nel campo, bensì una persona dotata di grande intuito, sempre pronto ad ascoltare tutti i tipi di opinioni. Jorge Acosta, un altro degli archeologi, possedeva una particolare sensibilità a percepire quali erano le forme che avevano le antiche strutture seppellite sotto i monticelli. E ci fu una signora francese, Laurette Séjourné, penso che sia stata teotihuacana in un'altra vita, perché si muoveva in città come un pesce nell'acqua e sapeva sempre dove e come frugare per tirare fuori i pezzi in miglior stato di conservazione.

-Per quanto ne so finirono licenziandoti - puntò Leticia con malizioso tono.

Un ampio sorriso illuminò il volto di don Uriel, era ovvio che gli sembrava davvero gratificante il ricordare il tempo in cui aveva lavorato instancabilmente nella città "dove gli uomini diventano dei."

-Esatto, quando ci rendemmo conto che in quei momenti risulterebbe disastroso ripristinare completamente la Piramide della Luna fermammo i lavori, quello infastidì a coloro che l'unico che cercavano era distinguersi con gli alti funzionari e finirono licenziandomi nonostante il sostegno del dottore Bernal; non aveva più importanza, la piramide rimase così come doveva esserci per ricevere a nostra madama - dicendo questo don Uriel puntò con un cenno del capo verso Regina.

-Come sente ora Teotihuacan? -domandò Regina - Considera che tutti quei lavori sono stati un passo importante per raggiungere la sua riattivazione?

Don Uriel esitò un attimo prima di rispondere, poi affermò:

-Credo che il modo migliore di risponderle sarebbe con una storia che ho letto da qualche parte. Si dice che quando iniziava l'aviazione, alcuni aborigeni dell'Australia andavano ad un aeroporto e osservavano attentamente l'unico piccolo aereo che atterrava lì ogni giorno. Come gli aborigeni erano molto buoni artigiani, si diedero al compito di fare il loro proprio aeroplano copiando esattamente quello che vedevano. Quando lo finirono, il capo degli australiani salì a bordo dell'aeroplano e aspettò che decollasse, quello ovviamente non succedé mai perché mancava il motore. Dunque, penso che stiamo esattamente uguale. Abbiamo ricostruito una parte della struttura esterna, ma non abbiamo idea di come mettergli il motore che davvero faccia funzionare tutto l'apparecchio.

-Non capisco - esclamò Il Testimone -. Perché dici quello se già la Piramide del Sole funzionò nel 1948 e la della Luna quest'anno?

-In entrambi i casi si diedero eccezionali circostanze di ordine cosmico che facilitarono che potessero operare momentaneamente le piramidi, ma fu qualcosa del tutto temporaneo, in nessun modo significò che fossero state attivate in modo permanente, questo è una cosa di cui seguiamo così lontani come quando cominciamo - la voce del Supremo Guardiano della Tradizione Olmeca rifletteva un marcato tono di preoccupazione, il quale si accentuò ancora di più nel formulare una diretta richiesta rivolta a Regina:

-Onestamente la prego, a nome della stragrande maggioranza degli attuali abitanti del paese che, consapevole o inconsapevolmente, sono aspiranti olmechi, di aiutarci a raggiungere il risveglio di Teotihuacan.

Le azzurre pupille della Regina del Messico scintillarono con bagliori di energica determinazione, mentre affermava:

-So che fa parte dei miei doveri, per cui oggi stesso farò del mio meglio per contribuire a questo risveglio.

Un'espressione di profondo piacere si lasciò vedere nel viso di don Uriel nel sentire così categorico impegno. Leticia e Il Testimone si guardarono tra di loro, sempre più soddisfatti di poter essere presenti in una giornata che annunciava essere di storiche conseguenze. Puntando con l'indice una grande costruzione accanto alla strada, Regina domandò:

-Sentano, che chiesotta è quella?

-È il convento di Acolman - rispose l'architetto.

-Percepisco che lì agiva qualche tempo fa un centro di energia molto importante - ritenne Regina.

-Infatti- confermò don Uriel -. Fu in posti così dove nel secolo XVI si realizzò quella delicata operazione che permise che la spiritualità cristiana diventasse una parte fondamentale dell'essenza del Messico, quell'innesto di cui lei ci ha parlato tante volte.

Per un attimo, mentre l'automobile circolava a breve distanza del convento, i quattro occupanti del veicolo rimasero in silenzio, osservando con rispettosa ammirazione le alte mura incoronate di merli dando a questo edificio religioso un carattere spiccatamente militare.

-Penso che manchi già poco per arrivare - affermò Leticia rompendo il silenzio -. Che ne dite se mangiamo un po' di frutta per resistere la soleggiata?

In seguito, facendo seguire i fatti alle parole, l'infermiera cominciò a ripartire succose fette di ananas, melone e jicama che tutti i presenti ingerirono con buon appetito.

Dopo di risalire una leggera elevazione del terreno l'automobile iniziò una discesa. Alla vista del quartetto emerse all'improvviso un paesaggio che sembrava provenire da un altro tempo e spazio. La parte dello scheletro di Teotihuacan che si è potuto strappare al passato splendeva in tutta la sua incomparabile maestosità. Le forti e simmetriche moli delle piramidi dominavano la scena e sembravano due giganti addormentati, sopravvissuti di un'epoca sacra la cui storia è stata dimenticata. Molto lentamente come se, sia l'auto come i suoi occupanti, volessero godere appieno la contemplazione di un grandioso panorama, il piccolo veicolo percorse la breve distanza che li separava per raggiungere la Città degli Dei.


2) Silenzio nel cuore della piramide 


Nel momento di entrare al sito archeologico la strada asfaltata si trasformò in un ben lastricato viale. Svoltando a sinistra don Uriel commentò:

-Questa strada è già parte del restauro a cui partecipiamo. L'idea era di fare un percorso di circonvallazione intorno alla città, in modo che tutti coloro che vengono con una finalità spirituale prima di entrare realizzino una camminata rituale che permetta loro non solo calmare la sua mente, ma adattare le loro vibrazioni a quelle del luogo. Il percorso dura più o meno un'ora ed è consigliabile effettuarlo in totale silenzio.

-Una grande idea - ritenne Regina -. Che bello che non abbiano pavimentato la strada, così con i ciottolini è rimasto molto meglio.

-Questo è per suggerimento di don Simon, il Segreto Guardiano di Teotihuacan; di sicuro lo troveremo presto, lavora da custode ed è sempre il primo ad entrare e l'ultimo ad uscire.

Appena arrivarono alla porta d'ingresso classificata con il numero due, l'architetto fermò l'automobile e disse:

-Come potranno vedere, questa porta conduce ad una via che va direttamente alla facciata della Piramide del Sole, credo che sia da questa parte da cui bisogna entrare alla città una volta che si è fatto il circuito. Volete che lo facciamo?

Tre affermativi sì diedero risposta alla domanda. Il quartetto scese dall'auto e per un bel po' rimase in muta e ammirativa contemplazione della vicina piramide, finalmente Regina affermò:

-Bene, diamo inizio alla camminata. Che ne dite se le donne camminiamo a sinistra e gli uomini a destra?, ci troveremmo qui prima di entrare. Non si tratta di correre per arrivare per primo.

-Capito - disse don Uriel -. Un'ultima cosa, il Guardiano della zona ha raccomandato che sia il percorso del circuito come la salita della piramide non si faccia avanzando in linea retta, bensì serpeggiando in modo di integrarsi all'energia tanto speciale di questo luogo.

Tenuto conto di quanto progettato iniziarono la marcia. Regina e Leticia presero a sinistra mentre don Uriel e Il Testimone dirigevano i loro passi nella direzione opposta. Ben presto ognuno di loro cominciò a sperimentare una varia gamma di impressioni, prodotto dei loro diversi livelli di coscienza. Leticia e Il Testimone la cui pratica in materia di camminate rituali era molto recente, percepirono in primo luogo la gratificante sensazione che produce il muoversi dentro un'armonica cadenza; posteriormente, raggiungendo la loro mente un certa calma risultata sia del ritmo nel camminare come del fatto di rimanere in silenzio, la loro capacità di attenzione si accrebbe e poterono rendersi conto di multipli questioni, relative non solo la zona per cui transitavano ma anche al loro proprio mondo interno.

Don Uriel sapeva benissimo che effettuare a piedi percorsi per certe rotte è stata una pratica utilizzata dalle religioni di tutti i tempi, le quali hanno costruito sempre i suoi santuari più importanti all'inizio o punto d'arrivo di dette rotte. Durante il suo lungo periodo di apprendistato con i Guardiani delle Tradizioni Sacre del Messico, l'architetto aveva sviluppato in alto grado facoltà che gli permettevano di differenziare i diversi tipi di energia che circolano per le varie rotte. In virtù di queste facoltà percepiva in tutta chiarezza quale era la realtà prevalente sulla via per cui avanzava. Un'energia di incalcolabile potere rimaneva addormentata e immobile in quel luogo. Nessuno dei lavori realizzati nel corso del secolo in Teotihuacan aveva modificato minimamente questa situazione. Regina rilevò ugualmente dal primo momento lo stato di paralizzante immobilità in cui si trovava l'energia del luogo, ma al poco tempo, come succedesse soltanto tre mesi fa quando combattesse epica battaglia per rompere il carcere della Luna, cominciò a sentire che nonostante il suo letargo, l'antica metropoli imperiale contava con l'invisibile presenza dei Guardiani di altri tempi, i quali erano pronti a recarsi, se erano convocati, all'adempimento di un'importante missione.

Le due coppie di camminanti conclusero quasi contemporaneamente il loro percorso ritornando al punto di partenza. Di fronte alla porta d'ingresso alla zona archeologica li attendeva don Simon, il Segreto Guardiano di Teotihuacan. Un'intensa emozione che quasi gli impediva di parlare dominava l'anziano vigilante. Con frasi intervallate salutò la Regina del Messico ed estendendo le braccia in un gesto che pretendeva di coprire tutta la città, affermò che Regina poteva considerare questa come se fosse sua esclusiva proprietà. Successivamente sollecitò all'impiegato che vigilava la porta di accesso che lasciasse passare i suoi amici senza pagare i corrispondenti biglietti d'ingresso. L'impiegato - che aveva osservato con stranezza le palesi dimostrazioni d'affetto con cui don Simon ricevesse il quartetto - si rifiutò di accogliere la richiesta constatando che nessuno dei visitatori portava credenziale o documento alcuno che accreditasse loro come autorità. Il Testimone tirò fuori rapidamente il suo portafoglio e pagò l'importo dei biglietti mentre i suoi tre compagni - e specialmente Regina - prendevano l'incidente con umorismo e scoppiavano in gioiose risate.

Una volta che smisero di ridere, don Uriel disse a Regina:

-Suppongo che lei vorrà fare il saluto ai quattro venti prima di entrare.

-No - rispose la giovane mentre il suo viso assunse all'improvviso un'insolita serietà -. Penso che dobbiamo approfittare di questa occasione per dare testimonianza che abbiamo preso coscienza dell'innesto spirituale che si realizzò alla nostra nazione, e quale modo migliore che farlo in questo luogo che, dalla più remota antichità è stato dei più sacri del Messico.

I suoi ora quattro accompagnatori ascoltarono le parole di Regina senza capire il suo senso, ma questo si rivelò molto presto. Dopo inginocchiarsi ed adottare un atteggiamento di profonda concentrazione, la Regina del Messico tracciò il segno della croce sul suo viso e petto al tempo che pronunciava con forte voce la più rappresentativa di tutte le invocazioni cristiane:

-Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Qualcosa di enigmatico e potente si lasciò sentire nell'ambiente. Fu come se il prostrato ed addormentato organismo della città avesse ricevuto un messaggio diretto al suo inconscio, una specie di avvertimento esortandolo alla necessità di aggiornarsi per così poter svolgere meglio le sue funzioni quando arrivasse il momento di entrare nuovamente in azione. La tangibile sensazione che avevano appena assistito ad un fatto trascendente era nello spirito di tutti i presenti, includendo l'impiegato a carico dell'ingresso, il quale, manifestando un atteggiamento di pentimento e sconcerto, andò dal Testimone e cercò di restituirgli l'importo dei biglietti. Il Testimone adottò un'aria di offeso e si rifiutò di accettare il rimborso, ma Regina intervenne ed allo stesso tempo che esprimeva la sua gratitudine consegnò all'impiegato i suoi biglietti accettando a cambiamento il prezzo degli stessi.

Entrarono alla zona avanzando un'altra volta in due file, una per donne ed un'altra per uomini. Si diressero direttamente alla base della Piramide del Sole. Prima di iniziare la salita don Uriel diede alcune spiegazioni. Segnalando un mucchio di grandi pietre che erano sul terreno commentò:

-Queste pietre sono scolpite con diversi simboli. Sono i resti delle scoperte che ebbe la piramide in alcuno dei diversi stili architettonici che predominarono nel corso della sua lunga tappa nahuatl. Le lasciamo qui perché consideriamo che il concentrarsi sull'osservazione di qualsiasi di questi simboli prima di salire alla piramide, può aiutare le persone che facciano di questa salita un lavoro di sviluppo interno.

Con affettuoso gesto, don Uriel mise un braccio intorno alle asciutte spalle dell'anziano Guardiano di Teotihuacan, poi proseguì le sue spiegazioni:

-Qui don Simon è stato quello che più mi ha insegnato su questo centro sacro, egli è in realtà quello che più sa di tutto questo. Al suo avviso il miglior modo di salire la piramide è non farlo in linea retta, ma facendo il giro a tutto il monumento in ciascuno dei suoi tratti.

-Allora iniziamo - affermò Regina.

Per la terza occasione il piccolo gruppo si divise in due file. La femminile cominciò la salita avanzando sul suo lato sinistro, mentre la maschile lo faceva sulla destra. Nuovamente la pratica di una camminata rituale produrrebbe immediati effetti nella coscienza di tutti i partecipanti, incrementando al massimo la loro percezione e permettendo di catturare una realtà diversa all'ordinaria. La presenza degli esseri di luce che custodiscono il millenario centro cerimoniale risultava sempre più tangibile per Regina. Man mano che percorreva per i suoi quattro lati il monumento a diversi livelli, le arrivavano mentalmente ogni tipo di informazioni sulla struttura, funzioni e modi di manovrare della piramide.

Quando finalmente il quintetto arrivò alla cima, i loro membri, unificati dalla certezza di aver condiviso un'importante esperienza, si abbracciarono emozionati davanti ai curiosi sguardi di mezza dozzina di turisti. Lo scenario che si poteva apprezzare dall'alto della piramide era davvero impressionante. Teotihuacan mostrava la sua grandezza e simmetria, prodotto di una dimenticata architettura di cosmiche dimensioni.

-Allora? -domandò don Uriel rivolgendosi a Regina, ha pensato già cosa si può fare per avviare il risveglio di tutto questo?

-Sì, penso di sì; beh, quelli che davvero faranno il lavoro sono i Guardiani di altri tempi. Quel che mi spetta è il riunirli nel momento e luogo adeguati.

-E questo quando accadrà e dove? -domandò Il Testimone con voce carica di aspettativa.

-Penso che potrebbe benissimo essere oggi tra qualche ora, a mezzogiorno. E per quanto riguarda al luogo considero che siamo proprio su di lui. Per avviare il processo che conduca alla riattivazione permanente di tutta la città bisogna accendere una fiamma, invisibile ma reale, all'interno della piramide.

-Ma come si può fare? -domandò Leticia.

-Come in questi tempi a cui spetta questo compito è agli olmechi, sarà necessario utilizzare la loro arma principale: il silenzio. Bisogna arrivare fino al cuore della piramide e restare in silenzio.

Don Uriel aveva ascoltato le affermazioni di Regina con chiaro sconcerto; grattandosi la testa con nervoso gesto affermò:

-Mi perdoni ma quello è impossibile, la piramide è completamente compatta.

Un'ombra di severità attraversò per alcuni istanti il bruno viso della Regina del Messico, mentre diceva:

-Ci deve essere un modo di entrare nel cuore della piramide.

Anche se questa netta affermazione era indirizzata a don Simon, perché al pronunciarla Regina aveva fatto un lieve giro del suo corpo in direzione all'anziano, questo sembrò non rendersene conto di ciò e rimase in silenzio. Supponendo che quelle parole erano una risposta a quello che lui aveva appena espresso, don Uriel insisté:

-Ma non ci sono passaggi interni o camere segrete in questa piramide, è completamente solida, l'unica cosa che c'è sono alcune perforazioni che hanno fatto gli archeologi.

Senza smettere di guardare don Simon chi improvvisamente sembrava essersi sommerso in un stato di distrazione e assenza, Regina affermò:

-Prima di salire vidi che nella base c'è una porta d'ingresso a qualcosa che sembra un tunnel. C'è un'altra simile in uno dei livelli, dietro la piramide.

-Sì - rispose l'architetto -, si tratta precisamente degli ingressi ai tunnel che hanno fatto gli archeologi per vedere se trovavano qualcosa dentro, ma non c'è niente, unicamente la struttura di una piramide precedente, costruita solo Dio sa quando.

-Ma se non è possibile portare il silenzio al cuore della piramide non ha nessun senso restare qui - dichiarò Regina con voce che evidenziava una certa irritazione -. Inoltre - puntò verso il cielo che cominciava a popolarsi di nuvole -, sembra che oggi verrà a piovere più presto. È meglio che andiamo.

Detto quanto precede l'hostess si diresse alla scalinata e cominciò a scendere per questa. La sua gracile figura, incorniciata dentro lo scenario dell'enorme costruzione, generava un singolare contrasto simile a quello di un uccello nell'immensità del mare. Superata la sorpresa generata in essi per l'intempestiva condotta di Regina, i loro accompagnatori la seguirono per le ripide scale di pietra. Ben presto, molto prima che concludessero la loro discesa, arriverebbe allo spirito di tutti la chiara sensazione che si trovavano di fronte ad una poderosa e collerica presenza. L'impressione fu di misura tale che produsse l'immediata paralisi del gruppo nel corrispondente gradino in cui si trovava ciascuno dei suoi membri.

Regina osservò don Simon e comprese che solo lui stava vedendo la stessa cosa che lei. Gli esseri che da un'altra dimensione preservano la sacralità di Teotihuacan, rimproveravano all'umano Guardiano la diffidente sfiducia che gli aveva impedito di trasmettere alla Regina del Messico il grande segreto di cui era depositario. Il viso di don Simon impallidì al massimo e le sue gambe cominciarono a piegarsi. Di sicuro avrebbe rotolato giù dalle scale se non fosse stato per l'opportuno intervento di Regina chi arrivò vicino all'anziano di un agile salto ed abbracciandosi a questo lo costrinse a sedersi su un gradino.

Recuperato un po' dal suo svenimento, don Simon esclamò con dispiaciuto tono:

-Mi perdoni, figliola, non fu mai la mia intenzione sminuirle autorità. Quello che succede è che nel suo letto di morte feci promessa al mio padrino che non direbbe mai nessuno dov'è il cuore della piramide; ma ho capito il mio errore, i padroni di lassù me l'hanno fatto vedere. Lei è la Regina e ha diritto a saperlo tutto.

Regina si sorrise ed accarezzò affettuosamente l'anziano aiutandolo a rialzarsi. Il gruppo proseguì la discesa arrivando fino alla base della piramide.

-Se mi permettete - disse don Simon -, vado al deposito per portare qualcosa con cui scavare e alcune torce.

-L'accompagno io- affermò don Uriel.

Ritornarono poco dopo, proprio quando cominciava a piovere. Gli scarsi turisti che si aggiravano intorno alla piramide e le sue vicinanze si affrettarono ad allontanarsi da questa, cercando dove ripararsi dalla pioggia.

-È davvero opportuna questa acquetta - esclamò don Uriel -, così non ci saranno curiosi guardando quello che facciamo.

Don Simon indicò un punto sul pavimento, ai piedi della piramide e a scarsa distanza dell'ingresso al tunnel menzionato da Regina. Utilizzando pale e picconi il gruppo cominciò a scavare un buco. Prima rimossero un sottile strato di terra e poi un'agglutinazione di pietre; ritirate queste apparve un fosso che in quanto venne illuminato con una torcia lasciò vedere l'esistenza di una rovinata scala che conduceva ad una caverna.

Colando acqua e fango, giacché la pioggia si era trasformata in un torrenziale acquazzone, i membri del quintetto si introdussero uno per uno attraverso lo stretto orifizio che avevano scavato. Una densa penombra e una totale quiete regnavano nella caverna. Il passaggio sotterraneo era di considerabile larghezza ed altezza, ciò permetteva di avanzare per questo comodamente, in doppia fila e senza necessità di chinarsi. La pietrosa galleria correva sotto la piramide e senza alcun dubbio era stata oggetto di certi lavori di condizionamento, come lo evidenziavano l'uniformità del suolo e l'esistenza di enormi lastre posizionate in alcuni parti del soffitto a modo di rinforzi.

Dopo di progredire alcuni metri il gruppo si imbatté con una parete che gli bloccava il passo. Il dover abbattere simile ostacolo avrebbe significato un considerevole investimento di tempo, ma questo non fu necessario: don Simon localizzò nell'angolo superiore destro della parete alcune pietre che solo stavano sistemate e che togliendole lasciavano un buco stretto, ma sufficiente per poter infilarsi fino all'altro lato del muro. Ostacoli esattamente uguali tornerebbero a presentarsi ripetutamente lungo il passaggio, ma in tutti i casi il Segreto Guardiano di Teotihuacan conosceva il punto esatto dove le barriere avevano sofferto una previa perforazione, per cui bastava togliere le assemblate pietre per riuscire a passare all'altro lato.

Stanchi dal continuo sforzo di tirar fuori innumerevoli pietre, tesi per l'emozione e con i vestiti ancora bagnati, i cinque improvvisati esploratori della caverna arrivarono alla fine del tunnel, il quale sboccava in un ampio recinto di singolare struttura: una camera centrale collegata con altre quattro.

-Questo è il cuore della piramide affermò con la voce bassa e reverente don Simon.

Come accadesse durante il percorso del circuito intorno alla città, la differenza di livelli di coscienza tra i membri del gruppo avrebbe causato che l'aver raggiunto così remoto posto producesse nel loro stato d'animo molteplici effetti. Leticia e Il Testimone si impressionarono vivamente davanti alla forza e la purezza che sembrava emanare da quel luogo, concludendo che si trovavano di fronte ad un evidente esempio di quello che è il centro di un spazio sacro. Don Simon e don Uriel, in possesso di una superiore facoltà di percezione, riuscita a base di molti anni di incessanti sforzi, captarono che di quel recinto sotterraneo emanavano potenti forze telluriche provenienti del centro della Terra. Regina osservò in primo luogo il rivelatore simbolismo contenuto nella forma della caverna, la quale somigliava un fiore di quattro petali uniti da un centro. In seguito si rese conto che come risultato delle eccezionali caratteristiche di quel luogo si generava nella sua massima purezza - per poi immagazzinarsi in ciascuno dei petali del fiore - l'essenza dei quattro elementi o energie fondamentali che interagendo tra loro, danno origine a quanto si manifesta in questo piano di esistenza: acqua, terra, aria e fuoco.

Con passo fermo e deciso la Regina del Messico avanzò verso il punto centrale della caverna. I suoi accompagnatori intuirono all'unisono che stava per effettuare un atto rituale di enorme significato e che dovevano lasciarla sola, così si mantennero a rispettosa distanza, illuminando con le loro lampade il luogo dove si effettuerebbe la cerimonia e la figura che stava per avere il ruolo di protagonista.

Le braccia di Regina cominciarono a muoversi lenta e ritmicamente verso la rocciosa stanza situata all'estrema sinistra. Erano movimenti ondeggiati che immediatamente portarono alla mente degli affascinati osservatori l'immagine dell'incessante viavai delle onde del mare. Tutti presentirono che una misteriosa connessione si stava producendo tra l'essere di Regina e lo spirito dell'acqua che, ora indovinavano, esisteva rifugiato in una delle quattro camere che in forma di petali si trovavano di fronte a loro.

Dopo qualche tempo, l'Hostess cambiò il fulcro della sua attenzione concentrandolo verso la seconda delle camere. Le sue braccia sembravano ora dirigere una sinfonia nella parte di maggiore lentezza. Ciascuno dei suoi movimenti rivestiva una lenta parsimonia al tempo stesso che una grande eleganza. Per coloro che contemplavano la scena non rappresentò nessun problema il capire che in questa occasione l'unione che si stava producendo era con l'elemento terra.

Regina si mosse lentamente per situarsi verso la terza sala. Le sue mani e braccia e perfino corpo e testa, si trasformarono all'improvviso in una vera e propria immagine della leggerezza. Gesti bruschi e pieni di grinta, così come il costante cambiamento nell'intensità e traiettoria che conferiva ad ognuno dei suoi movimenti, evidenziavano l'energia con cui la Dakini stava stabilendo un stretto legame, lo stesso che anima al venticello appena percettibile o al più devastante degli uragani. L'elemento aria.

Finalmente Regina si mise verso l'ultima camera, la situata alla sua estrema destra. La sua nera e sciolta chioma era ora la movibile cresta di una fiamma. Tutto il suo organismo sembrava essere preda di una combustione interna che lo faceva oscillare, crescere e ritirarsi, proprio come le fiamme di un scoppiettante falò.

Una volta conclusa la sua piena comunione con i quattro elementi, la Regina del Messico si sedette sul roccioso suolo e si mise nella posizione di loto, sprofondando immediatamente in un profondo stato di concentrazione.

In un primo momento molto lentamente, ma poi con una crescente intensità, che aumentava al secondo, cominciò a sentirsi in tutte le aree del tempio sotterraneo la forza travolgente del silenzio. Non si trattava del semplice silenzio esterno originato nella sola assenza di voci e suoni, bensì di qualcosa di molto più profondo e difficile da raggiungere: il silenzio interno, prodotto della carenza di emozioni negative, del superamento dell'ego e di un prolungato sforzo per trasformare la coscienza in un spazio dove possa risuonare la voce del sacro.

Convocati per l'impeccabile silenzio di Regina entrarono in azione i Guardiani di altri tempi, gli esseri di luce che in epoche già dimenticate propiziarono la creazione di un'indistruttibile eredità spirituale a beneficio del Messico. Il suo intervento fu rapido e determinante. Quanti si trovavano nella grotta sentirono con tutta precisione l'istante in cui questa si trasformò improvvisamente, passando dalla letargia alla coscienza. Un'ondata di vivificante caldo percorse fino all'ultimo angolo della caverna, trasformandola in un centro di irradiazione di sottili e misteriose energie.

Con una voce che rivelava la profonda emozione che lo dominava, don Simon affermò:

-Il cuore della piramide è avvolto dalle fiamme.


3) Localizzando i sigilli


Gli accompagnatori di Regina erano rimasti immobili, contemplando con lo sguardo fisso e senza quasi osare respirare le diverse tappe della magistrale operazione effettuata dalla Regina del Messico, così come i risultati, palesemente evidenti derivati di detta operazione. Conclusa questa sembrarono ritrovare la loro capacità di movimento e con esitanti passi si avvicinarono alla Dakini.

Regina si era alzata dal suolo ed un'espressione di risplendente gioia illuminava il suo volto. Con euforico umore abbracciò ciascuno dei suoi amici per poi dire:

-Finché, finalmente, abbiamo potuto fare qualcosa di utile. Mancano molti altri passi da dare affinché Teotihuacan torni ad essere quello che era, ma almeno oggi si è dato il primo. La fiamma è stata accesa.

Trascesa già la tensione generata dall'appena finito rituale, i membri del gruppo si dedicarono ad osservare con curiosa attenzione il singolare spazio dove si trovavano. La grotta era di roccia vulcanica e la simmetrica conformazione delle sue cinque camere costituiva un'insuperabile rappresentazione del conosciuto simbolo pre-ispanico - il quincunce - che esprime il fatto che i quattro elementi o energie fondamentali derivano la loro esistenza e capacità da interazione di un quinto elemento che li ingloba.

Posizionato a modo di dono in ciascuna delle camere consacrate alle quattro energie c'erano diversi oggetti di uso cerimoniale, principalmente vasi e specchi di ossidiana che denotavano una grande antichità. Concentrando don Uriel con la sua torcia alcune figurine di argilla stimò che queste erano molto più recenti, per cui sorpreso chiese a don Simon:

-È stato lei a portare queste figure?

-Alcune le ha portate il mio padrino, altre io.

-Quanto tempo fa che si conosce il luogo e che si allentarono le pietre dei muri? -domandò l'architetto.

-Farà poco più di cinquant'anni, lo scoprì il mio padrino, l'anteriore Guardiano. Egli aprì la strada benché stesse qui soltanto due volte, quando lo trovò e poi il giorno in cui mi diede l'incarico. Oggi è appena la terza visita:

Regina osservò una specie di piccolo foglio di colore nero, collocato quasi esattamente nello stesso posto in cui realizzasse il rituale; alzandolo da terra l'esaminò con cura.

-Sembra essere un pezzo di mica - opinò.

-In altre parti di Teotihuacan si sono trovati anche pezzi così di mica - disse don Uriel.

-Sono dei tempi passati - affermò don Simon -, di quando stava la prima piramide, quella che fecero i giganti. Nessuno sa per cosa si usavano.

-Ho la sensazione che già non deve stare qui - affermò Regina con esitante voce - che era solo per il tempo in cui era spenta la piramide.

-Allora portalo via - ritenne Leticia -. Alla fin fine non ti denunceremo come saccheggiatrice di pezzi archeologici.

-Va bene - concluse Regina con allegro sorriso -, lo conserverò come ricordo di questo giorno.

Dopo di dare le ultime occhiate a diversi angoli dalla caverna, il gruppo intraprese la via del ritorno. In ciascuno dei muri esistenti lungo il tunnel, tornarono a collocare le pietre che avevano tolto mentre passavano. Il fatto che tanto don Uriel come don Simon dominassero alla perfezione le tecniche edilizie, permetteva loro di realizzare questo lavoro con grande prontezza ed efficacia; allo stesso modo, quando arrivarono al buco che conduceva all'esterno, ripararono questo per lasciare tutto così come l'avevano trovato.

Avevano trascorso varie ore da quando scendessero all'interno dal sotterraneo, nonostante continuava piovendo sebbene con scarsa intensità. La zona rimaneva completamente deserta.

-Non c'è dubbio che dall'alto stavano aiutandoci - disse don Uriel -, grazie alla pioggia nessuno se n'è accorto del lavoretto che abbiamo fatto. Bisogna andare a restituire tutte le cose.

Camminando insieme sotto la pioggia si diressero fino ad un vicino deposito a carico di don Simon e ritornarono pale, picconi e torce.

-Sapete una cosa? -disse Regina -. Se non vi dispiace bagnarvi un altro pochino, mi piacerebbe che andassimo di nuovo alla piramide per in una sola volta lasciare ben localizzati tutti i suoi sigilli.

-Quali sigilli? -chiese Il Testimone -. Allora ha altri tunnel segreti e tu vorrai che entriamo a tutti?

-No, non è quello, quello che succede è che quando la città smise di funzionare come centro di gestione delle energie, la devono aver disattivato ritualmente, questo significa che in molti diversi luoghi devono aver collocato sigilli, non solo fisici ma addirittura in un'altra dimensione, in modo tale che affinché di nuovo torni a funzionare sarà necessario rompere nel futuro ognuno di questi sigilli. Per esempio, oggi abbiamo accesso la fiamma nel cuore della Piramide del Sole, ma affinché l'energia di quella fiamma raggiunga la cima ed esca fuori sarà necessario rompere in primo luogo tutti i sigilli che esistono nella piramide.

-E tu sei in grado di farlo? -domandò Leticia.

-Né ho le chiavi per farlo né è un lavoro che mi corrisponde, l'unica cosa che voglio per ora è sapere dove sono questi sigilli, non di tutta la città, ma unicamente quelli della Piramide del Sole.

-Allora andiamo, già più zuppi non possiamo stare - disse Il Testimone.

Sguazzando tra il fango il gruppo andò nuovamente fino alla base della piramide; arrivando a questa e dopo di riconoscere il posto con scrutatrice sguardo, Regina affermò e domandò contemporaneamente:

-Qui c'è un sigillo. Lo possono vedere o sentire?

-Io l'unica cosa che vedo è quella porta con un catenaccio - rispose Il Testimone segnalando una chiusa porta che conduceva al tunnel che, come spiegasse don Uriel, avevano scavato gli archeologi per investigare se esistevano camere o tunnel all'interno della piramide.

-Neanche io vedo né sento nulla - affermò Leticia.

Don Uriel e don Simon scambiarono significativi sguardi di mutua comprensione; rispondendo per i due l'architetto affermò:

-Credo che noi riusciamo a percepire un impedimento alla circolazione dell'energia.

-Infatti - confermò Regina -, l'energia che sgorga dell'interno tende ad uscire e cercherà circolare per il passaggio in cui eravamo. Quando questo sia stato pulito e li siano tolti i muri, l'energia avanzerà fino alla base della piramide, ma non potrà uscire finché non si rompa questo sigillo.

-E chi lo romperà e quando? -domandò Il Testimone.

Regina stava per cominciare a parlare ma si trattenne, il suo viso lasciò vedere che stava pensando molto attentamente quello che doveva dire. In seguito, come se si trovasse in una confortevole stanza e non in uno spazio aperto sotto la pioggia, si sedette su una pietra invitando con un gesto agli altri a seguirne il suo esempio. Intrigati, i suoi amici procederono a sedersi in scolpite pietre che contenevano tutti i tipi di simboli.

Le prime parole dell'Hostess non fecero altro che accrescere lo sconcerto dei loro accompagnatori:

-Tra il Tibet e il Messico ci sono lacci invisibili, più forti dell'acciaio, la distanza e il tempo.

Senza dare opportunità a che la interrogassero sul significato della sua affermazione, Regina spiegò:

-Il mio maestro, il lama Tagdra Rimpoche, mi commentò in varie occasioni che tra il Tibet e il Messico è esistito sempre un rapporto molto speciale. Entrambi si hanno aiutato mutuamente a risvegliarsi perché, per questione di cicli, quando uno inizia il suo riposo l'altro comincia la sua attività. Nell'ultima occasione saggi messicani, principalmente maya, collaborarono in modo importante alla riattivazione dei centri energetici degli Himalaya. Cominciando nel nostro paese un processo di declino, o piuttosto, un periodo di naturale riposo dei suoi centri sacri, molti di questi furono disattivati ritualmente, applicandosi sigilli in essi affinché l'energia non scappasse o potesse essere male utilizzata. Prevedendo che la tappa di sonno che cominciava in Messico potesse causare che si perdessero le chiavi necessarie per riuscire a rompere secoli dopo questi sigilli, alcune di queste chiavi furono portate al Tibet, con l'impegno che, arrivato il momento, coloro che possedessero quelle chiavi verrebbero alla nostra nazione e procederebbero a rompere i sigilli. Non dubito, pertanto, che una volta che avremo riusciti ad iniziare il risveglio del Messico, cominceranno ad arrivare dal Tibet coloro che possiedono le chiavi necessarie per rompere i sigilli di certi centri sacri.

-Quello che stai dicendoci - affermò Leticia -  è che questo sarebbe un po' come se una persona che se ne va per un lungo periodo di casa, prima di andare via cancellasse i servizi di gas, elettricità e telefono. Ritornando dovrebbe ottenere che reinstallassero detti servizi.

-Esattamente - confermò Regina -, e a tal fine dovrebbe rivolgersi ai rispettivi tecnici di ogni servizio, non potrebbe farlo lei da sola.

-Ma in Messico c'erano moltissimi centri che si consideravano sacri - disse Il Testimone -. Ciò vuole dire che in tutti i casi devono venire i tibetani a riattivarli?

-No, innanzitutto, la maggior parte di questi centri non hanno mai smesso di funzionare, continuano in piena attività perché il Messico è addormentato ma non morto, e in secondo, in molti di quelli che invece sì sono stati chiusi, i suoi rispettivi Guardiani devono conoscere il modo di metterli nuovamente in azione quando arrivi il momento di farlo. Solo in casi particolari, per la sua complessità e importanza, è stato utilizzato questo sistema di portare all'altro lato del mondo le conoscenze necessarie per riaprire certi centri. E la stessa cosa deve stare succedendo attualmente nel Tibet, chiudendosi molti di quelli centri energetici, le chiavi affinché qualche giorno possano essere riattivati saranno portate in Messico.

Dando per conclusa la sua originale conferenza sotto la pioggia e ai piedi della piramide, la Regina del Messico dichiarò:

-Se vi sembra, continuiamo a cercare i sigilli della piramide, o piuttosto, l'energia che questa irradia. Quando si rompa il primo sigillo dove credono che sarà proiettata l'energia?

Senza pronunciare parola don Uriel e don Simon allungarono simultaneamente il suo braccio destro in avanti, verso la piazza di regolari dimensioni situata giusto di fronte alla piramide.

-Sì, lì dev'essere - disse Regina -, andiamo a vederlo.

Il gruppo percorse la piccola distanza che lo separava dalla piazza, la quale è un quadrangolo costituito a base di scalinate e nel cui centro esiste un grande tempietto di pietra.

-Vedete dove si trova il sigillo? -domandò Regina.

Un'altra volta don Simon e don Uriel agirono all'unisono, segnalando come un solo essere verso lo stesso punto: il tempietto di pietre al centro della piazza. Leticia e Il Testimone scambiarono sguardi che evidenziavano la loro frustrazione e sconcerto.

-Penso che ci servono dei begli occhiali- affermò Il Testimone.

-Questa piazza funziona come un "contenitore" e "ritornatore" dell'energia che emana dal cuore della piramide - affermò Regina -. È un po' come una delle valvole cardiache che regolano la circolazione del sangue. L'energia è immagazzinata nella piazza e da quel punto - indicò il tempietto - ritorna alla piramide per iniziare la sua salita. Saliamo di nuovo per vedere se ci sono più sigilli.

Ripercorrendo i loro passi il gruppo ritornò alla base della piramide e cominciò a salire da questa. Le alte scale di pietra somigliavano enormi cascate. Il Testimone scivolò e stette per cadere, ma riuscì a fermarsi aiutato da don Uriel. Arrivando al primo tratto si fermarono ed esaminarono le due larghe piattaforme attaccate al monumento. Si trattava senza ombra di dubbio di luoghi destinati a realizzare in essi importanti cerimonie, le quali avrebbero dovuto essere osservate con riverente attenzione per enormi moltitudini congregate ai piedi della piramide.

-Qui c'è un altro sigillo - concluse Regina colpendo con il suo piede una delle piattaforme, quella situata nel lato destro della piramide (cioè il sinistro per chi contempli quest'ultima dal basso e di fronte).

Più e più volte Regina e i Guardiani percorsero la piattaforma. Anche se a prima vista non esisteva in quel luogo nulla di straordinario, il terzetto lo trovava apparentemente estremamente interessante.

-Cosa c'è qui? -domandò intrigata Leticia.

-Di qua torna ad uscire l'energia all'esterno - rispose Regina.

-Francamente non capisco bene come funziona in questa parte della piramide - manifestò don Uriel rivolgendosi a Regina -. Rompendosi questo sigillo l'energia verrà fuori e andrà a disperdersi, non riuscirà a raggiungere la cima, a meno che esista da qualche parte quello che lei ha chiamato "contenitori" e "ritornatori."

La Dakini annuì al tempo che segnalava con entrambe le braccia lo spazio situato sotto la piramide.

-Immaginate tutto questo luogo strapieno di gente - esclamò entusiasticamente -. Se fosse qui don Gabriel, di sicuro ci direbbe che facilmente ce ne stanno più di quarantamila persone. Supponete anche che quelle persone non ci sono solo per far numero, bensì in alcuna misura hanno coscienza di quello che è questo luogo e sono venuti a partecipare ad un rituale. È ovvio che questa piattaforma in cui ci troviamo si fece a tal fine, per realizzare cerimonie che potessero essere viste da un gran numero di persone ma, che tipo di cerimonia secondo voi sia la più appropriata per realizzarsi in questo sito?

Don Uriel era sul punto di dare una risposta alla domanda, quando osservò che il viso di Leticia si illuminava riflettendo una subitanea comprensione, perciò lasciò che fosse la giovane che rispondesse:

-Se in questo posto sgorga l'energia della piramide, la cosa più ovvia è che i rituali che si svolgessero qui avrebbero lo scopo di approfittare quell'energia a beneficio di tutte le persone che si riunissero laggiù.

-Infatti - rispose Regina.

-Ancora non capisco una cosa - affermò l'architetto -, se l'energia arriva soltanto fino a questo posto e non fino al vertice, che senso aveva allora costruire tutto il resto della piramide?

-Innanzitutto- rispose Regina -, in questo posto esiste anche una specie di valvola che si apre solo quando si pratica il rituale adeguato per aprirla, succedendo questo fluisce l'energia e si canalizza verso il basso, alla gente che venne a partecipare alla cerimonia. Lei ha chiesto se esisteva in questo posto un "contenitore" dell'energia, sì, certo, esisteva ed era precisamente la coscienza delle persone che partecipavano ai rituali. Ognuna di esse agiva come un "contenitore" dall'energia, trattenendola a proprio vantaggio nella misura che, secondo il loro sviluppo interno, poteva farlo.

-E come ritornava quell'energia alla piramide per continuare la sua salita verso la cima? - insisté di nuovo don Uriel riconsiderando una questione che a quanto pare l'aveva particolarmente intrigato.

Per la seconda volta Regina fece il gesto di coprire con le sue braccia tutto l'ampio spazio ubicato sotto la piramide, dopo affermò:

-Nel corso dei rituali tutto questo si trasformava in una sorta di grande rappresentazione della parte Yang del simbolo cinese dello Ying Yang. Lo conoscete?

-Sì - rispose Il Testimone -. È un circolo diviso in due parti, una bianca ed un'altra nera, nella bianca c'è una piccola porzione nera e nella nera una bianca. Credo che simbolizzi la dualità creatrice.

-Per quanto ne so - completò don Uriel -, questo simbolo c'insegna che ogni forza o manifestazione ha dentro di sé il suo opposto, che sul lato positivo c'è sempre qualcosa di negativo e nel lato negativo qualcosa di positivo.

-Questo è il punto - disse Regina -. I rituali che venivano effettuati qui erano bianchi e positivi, costituivano un grande Yang. La coscienza delle persone riceveva l'energia e la utilizzava per crescere spiritualmente, ma c'era anche, per legge di polarità, coloro che respingevano quell'energia ed integravano così l'equivalente al piccolo circolo nero dentro la grande parte bianca; facendolo, diventavano il "ritornatore" che permetteva all'energia ritornare alla piramide e continuare la sua salita verso la cima.

-Caspita - esclamò Il Testimone che di tra coloro che conoscevano la Dakini era forse quello che più discuteva con lei -, credo che come al solito sei troppo ottimista. Affinché fosse possibile che si congregassero qui quarantamila persone, sarebbe necessario annunciare per televisione che i Beatles faranno un concerto gratuito.

Anche se le espressioni sui volti di don Uriel e don Simon misero in evidenza che spiaceva loro il tono beffardo utilizzato dal Testimone per rivolgersi alla Regina del Messico, l'architetto si sentì obbligato a riconoscere che quell'asseverazione aveva un fondo di verità:

-Non vedo come potrebbe riuscirsi a interessare così tanta gente in una cosa del genere.

-Ricordate che tutto comincerà a cambiare quando venga avviato il risveglio del Messico - assicurò Regina con ferma convinzione -. Capisco che se oggi si effettuasse quella cerimonia per rompere questo sigillo quasi non verrebbe nessuno, ma non possiamo sapere quale sarà il livello di comprensione che esisterà nel paese tra venti o trenta anni. Sembra che sta cominciando a smettere di piovere, che ne dite se continuiamo la nostra revisione prima che appaia qualche distratto turista.

Il gruppo si mise in movimento e utilizzando sempre la tecnica di ascesa rituale proposta da don Simon (gli uomini camminando verso il lato destro e le donne al sinistro) arrivò fino alla cima del monumento. La pioggia aveva smesso completamente e perfino cominciavano a prodursi lacerazioni tra le nuvole, attraverso le quali si infilavano gli ultimi raggi solari del tramonto.

-Ecco l'ultimo sigillo - esclamò Regina segnalando proprio al centro della cima della piramide -. È in questo luogo dove si fondono le energie cosmiche e telluriche, quando si rompa il sigillo si produrrà una fiamma invisibile che irradierà la sua luce verso le quattro direzioni. Coloro che desiderino collegarsi con quella luce non dovranno venire a Teotihuacan potranno farlo da dove si trovino, così sia all'altro capo della Terra; sarà sufficiente che mentalmente visualizzino quella luce e si sintonizzino in qualche modo con l'energia che sgorgherà di continuo della piramide.

Per lungo tempo il quintetto rimase in silenzio, a guardare l'affascinante spettacolo che si estendeva sotto i loro piedi. Il prolungato acquazzone aveva favorito un magico e percettibile ambiente. La città dove gli uomini si trasformano in dei brillava fresca ed appena bagnata, la sua incalcolabile antichità e il suo imminente rinascimento si combinavano armonicamente in quel trascendente e irripetibile istante. Mancava esattamente un mese e un giorno affinché nella Piazza della Cittadella della Città del Messico, l'anziana commessa di un negozietto pronunciasse la frase con cui darebbe inizio il movimento che cambierebbe il corso della storia:

-Non ci sono più gomme alla menta.