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Un governo perfetto


Il lic. Gustavo Díaz Ordaz, presidente della Repubblica Messicana, sentì nell'interfono la voce impersonale e monotona del suo segretario personale, il lic. Joaquín Cisneros.

-Signor presidente, è arrivato per suo consenso il signore segretario di Governo.

Con voce roca che somigliava un grugnito, il mandatario rispose:

-Che si aspetti.

La principale caratteristica del lic. Díaz Ordaz consisteva in una perfetta congruenza tra l'esterno e l'interno della sua personalità. Il suo aspetto esterno era di una notevole bruttezza. Un'enorme, smisurata bocca, lasciava vedere non appena il suo proprietario parlava due file di denti sporgenti e ugualmente enormi. Dei occhietti perennemente iniettati in sangue e una pelle con strane tinture verdognole, conferivano al presidente un aspetto davvero disgustoso.

Con la massima cura, il lic. Díaz Ordaz proseguì da vicino la lettura della relazione di un centinaio di foglie che gli fosse consegnata la sera prima. Si trattava del risultato di un'investigazione affidata all'ambasciatore del Messico in Francia. Il presidente gli aveva chiesto che elaborasse un documento sui recenti tumulti successi in quel paese e ai quali la stampa mondiale aveva denominato "Rivoluzione di Maggio." L'ambasciatore compì efficacemente il compito che gli fosse affidato. La sua relazione conteneva non solo una ben scritta narrazione del conflitto, ma anche una selezione di interessanti osservazioni che sullo stesso avevano espresso alcuni dei più distaccati pensatori europei. Alla fine l'ambasciatore trascriveva le sue proprie conclusioni e queste denotavano talento e saggezza.

Conclusa la lettura, il presidente si appoggiò allo schienale della grossa poltrona che lo sosteneva e rimase meditando alcuni minuti con gli occhi socchiusi. Di seguito, premendo un pulsante dell'interfono piazzato sulla sua scrivania, ordinò:

-Che entri il lic. Echeverría.

Istanti dopo spuntava nell'ufficio presidenziale la figura del segretario di Governo. Un corpo forte, una testa rotonda quasi sprovvista di capelli e dei occhi obliqui lievemente orientali, costituivano le peculiarità fisiche più distaccate del nuovo arrivato. Il suo principale attributo interno era una singolare e un tanto contraddittoria caratteristica. Anche se possedeva una scarsa intelligenza era dotato di un'astuzia molto speciale che gli permetteva scoprire le debolezze degli altri e sfruttarle per il suo personale guadagno.

Il presidente e il segretario di Governo iniziarono il loro accordo. Questioni di routine, non c'era quel giorno nessun problema di particolare importanza. In meno di mezz'ora furono soddisfatte tutte le questioni motivo dell'accordo e firmati i corrispondenti documenti. Timbrata l'ultima firma, il presidente segnalò la relazione che gli inviasse l'ambasciatore della Francia al tempo che diceva:

-Il generale De Gaulle potrà essere un eroe della guerra e credersi un grande statista, ma deve fare molta strada per imparare il modo di mantenere controllato il suo paese. Se quando era in Messico avessi preso qualche lezionette nel PRI, non avrebbe i problemi che ora ha.

Il lic. Echeverría fece un segno di assenso a quello che ascoltava. Il presidente proseguì:

Il nostro ambasciatore a Parigi mi ha inviato una relazione sulla chiamata "Rivoluzione di maggio." L'ambasciatore non si rese conto, ma quello che permise che un semplice incidente universitario si trasformasse in un conflitto nazionale si spiega per una sola causa:  la mancanza di controllo del governo francese delle diverse forze sociali. Questo è qualcosa che, fortunatamente, non potrà mai succedere nel nostro paese.

-Grazie alla sua azzeccata politica, signore presidente -indicò il segretario di Governo.

I grandi denti del lic. Díaz Ordaz invasero lo spazio in un sorriso traboccante di soddisfazione.

-No - rispose con falsa modestia -. Non è a me a cui si deve l'esemplare organizzazione politica del nostro paese, io sono solo un prosecutore in più del sistema, spero, questo sì, contribuire in qualche modo al suo perfezionamento.

Adottando l'atteggiamento di chi si trova impartendo una cattedra, il presidente si dilungò abbondantemente in un tema particolarmente gradito al suo modo di pensare:

-La cosa migliore del nostro sistema politico consiste nel fatto che il governo possieda un perfetto controllo di tutte le forze sociali del paese, ma questo controllo si realizza in modo tale che la gente non se ne rende nemmeno conto della loroa esistenza. Operai, contadini, burocrati... beh, fino i giocolieri e gli strilloni di giornali, se vogliono prosperare nel suo lavoro o almeno conservarlo, devono far parte delle organizzazioni create per loro dal PRI. È lì dove avranno di canalizzare le loro richieste per ottenere la risoluzione ai loro problemi. È in queste organizzazioni dove è lecito, seguendo le regole, fare "grilla" e cercare di raggiungere maggiori benefici personali e di gruppo. Raggiungere questo sta molto bene, ma a patto che si appartenga al sistema, si accetti il suo controllo e si giochi seguendo le regole. Questo è quello che ha mancato non solo in Francia ma in tutti gli altri paesi capitalisti in cui ora ci sono guai. Alcuni di tali paesi, come gli Stati Uniti, sono presumibilmente molto democratici e hanno un grande potere economico e militare, ma al primo problema tutto il mondo va fuori il controllo del governo e ogni gruppo si lascia andare chiedendo quello che gli pare. I contadini, che alzi il prezzo delle loro verdure e scenda quello dai trattori. Gli operai, più stipendio e meno ore lavorative. E gli studenti, il settore più "sacrificato" della società, di consentire loro superare le prove senza dover fare esami e di conceder loro un sussidio a vita risparmiandoli il dover lavorare un giorno.

Il segretario di Governo sapeva molto bene che il presidente si vantava di possedere un grande senso dell'umorismo e non c'era niente che gli piacesse di più che fossero elogiate le sue battute. Perciò, scoppiò in sonore risate ascoltando gli ultimi commenti del primo mandatario. Questo adottò di nuovo un tono magistrale e continuò la sua analisi dei conflitti che sconvolgevano il pianeta.

-Nei paesi socialisti le cose sono diverse. Lì ci sono controlli e in teoria questi avevano dovuto evitare che si producessero i conflitti, ma nella pratica le strutture politiche di quelli paesi sono troppo rigide e burocratiche. I sistemi che hanno per controllare i settori che integrano la società sono molto visibili, tutti sono a conoscenza della loro esistenza e stanno sempre desiderando che scompariscano. E poi, non appena si presenta un'opportunità, la gente la prima cosa che fa è agire fuori delle loro organizzazioni, evitando così il controllo di queste. Questo fu quello che succedé a Praga. Tutti i cechi, anche quelli che dirigevano il governo, lasciarono le organizzazioni che strutturavano lo Stato.

-In Messico non abbiamo commesso quegli errori -affermò orgogliosamente il presidente-. Sappiamo molto bene l'importanza di dare alla gente "atole con el dedo" e di far credere che è il proprio paese e non il governo che ha creato e dirige le organizzazioni che controllano i diversi settori che compongono la società. Ecco perché il nostro sistema di controllo è molto più efficace. Non vedo come  possano andare troppo oltre e cominciare a creare scompiglio. E se così fosse -concluse con beffardo tono- lei può scommettere che nessuno arriverebbe a sapere mai che nel paese era esploso un conflitto. Dicono che se Napoleone avesse avuto al suo servizio una stampa come la messicana, di sicuro sarebbe morto essendo imperatore, perché i francesi mai avrebbero appreso della sua sconfitta a Waterloo.

Nuovamente il segretario di Governo scoppiò in assordanti risate. La sua ilarità fu così grande che dovette pulire i suoi occhiali, inumiditi per copiose lacrime. Stimando che doveva fare alcuna osservazione che rivelasse la sua permanente preoccupazione per mantenere la pace pubblica, smise di ridere ed espresse:

-Ho notato che in tutti i paesi sono gli studenti quelli che stanno iniziando le rivolte. Non permetteremo che in Messico succeda la stessa cosa. Stiamo rinforzando al massimo le organizzazioni di controllo studentesco in tutta la Repubblica. Sono state aumentate considerevolmente le quantità di denaro, e in generale tutti i privilegi che si concedono alle società di studenti, in cambio che queste ultime mantengano tranquilli gli studenti. Abbiamo aumentato a più del doppio il numero di porros. Qualsiasi focolaio di dissidenza sarebbe soffocato nel momento stesso di iniziare.

Il presidente abbozzò un beffardo sorriso ascoltando i provvedimenti adottati per il segretario di Governo;  dopo, fingendo preoccupazione, inquisì:

-E cosa succederebbe se gli studenti diventassero così infuriati che i porros non potessero controllarli?

-Beh, in questo caso entrerebbero in azione la polizia e l'esercito.

-Sì, certo, ma non crede lei che bisognerebbe cominciare a pensare ad utilizzare in primo luogo un'alternativa intermedia? Alcune persone non vedono con piacere che apertamente il governo si metta ad ammazzare studenti.

Il lic. Echeverría era preda della confusione e lo sconforto. Sperava di essere congratulato per le misure che adottasse per migliorare il controllo del gregge studentesco, e invece, il presidente gli faceva sapere che, a quanto pare, erano incomplete dette misure. Il lic. Díaz Ordaz non poteva occultare l'estrema soddisfazione che gli procurava l'irrequietezza di suo subalterno. Con calcolato tono di benevolo rimprovero manifestò:

-Non si preoccupi;  come sapevo che a lei non gli sarebbe venuto in mente, ho disposto già la formazione di un gruppo paramilitare che avrà al suo carico far fronte gli studenti ammesso che questi riescano, quello che non credo, ad oltrepassare il controllo delle società di studenti e dei porros. Finora solamente sono stati accettati quattrocento elementi per integrare questo gruppo, ma speriamo di raggiungere il migliaio in pochi mesi. Solo si accettano ragazzi veramente "bragados" che si trovino in alcuna prigione del paese per recidiva ben dimostrata nella commissione di omicidi e lesioni. Si parla loro chiaro, si offre loro la libertà ed un buon stipendio, ma in cambio di lealtà e cieca obbedienza al governo. Siamo sulla strada giusta, stanno imparando rapidamente ad agire come gruppo. Gli ho dato il nome los Halcones. Ho già voglia che gli studentelli, cocchi di mamma, cerchino il confronto. Vediamo come se la cavano quando si trovino a far fronte ai nostri Halcones.

Sconcerto e dispiacere erano spariti dello stato d'animo del segretario di Governo, prevalevano ora curiosità ed ambizione. Curiosità di sapere attraverso quale dipendenza ufficiale si stava realizzando il compito di organizzare il gruppo di cui parlava il presidente. Ambizione di far sì che detto gruppo passasse a far parte della Segreteria a suo carico. Comprendendo che non sarebbe conveniente lasciare vedere la sua ambizione, il lic. Echeverría si accontentò con manifestare la sua curiosità rispetto all'ufficio incaricato dell'integrazione del gruppo paramilitare. Il presidente sembrò indovinare, comunque, le non formulate domande del suo segretario. Le sue successive parole rivelarono tutte le incognite.

- La Procura Generale della Repubblica, con l'aiuto di quella del Distretto e di quelle degli stati, è quella che sta realizzando il lavoro di continuare a selezionare i giovanotti più adeguati per essere Halcones. Non ho deciso ancora a quale dipendenza devo assegnarli -concluse al tempo che abbozzava un malizioso sorriso che deformò le sue fazioni-. Forse sia il Dipartimento del D.F., o chissà la sua Segreteria.

-Signor presidente, lei è un grande statista -esclamò il segretario di Governo manifestando un'ammirazione che, stranamente, in quei momenti era veramente sincera.

-Sto cercando solo di preservare, migliorandolo un po', il sistema politico che mi è stato affidato. E con questa innovazione nei sistemi di controllo -il volto del presidente si deformò nuovamente a causa di un burlone sorriso- tutti dovranno riconoscere che siamo riusciti a sviluppare in Messico un sistema perfetto di governo.

L'interfono emise il suo peculiare suono. Rispondendo alla chiamata, il presidente fu informato che aspettava per il suo accordo il segretario di Industria e Commercio. Il mandatario autorizzò il suo ingresso. Successivamente salutò il segretario di Governo, ricordandogli che trascorrerebbe più di una settimana prima del prossimo accordo, perché nel pomeriggio di quel stesso giorno iniziava un lungo percorso per diversi stati della Repubblica.

Mentre il segretario di Governo usciva ed entrava quello di Industria e Commercio, lo sguardo del lic. Díaz Ordaz si posò nell'elegante orologio calendario posizionato sulla sua scrivania. Erano esattamente le nove di mattina del lunedì 22 Luglio 1968.  A quella stessa ora, Regina aveva appena manifestato il suo scoraggiamento nella Piazza delle Tre Culture, non osservando indizio alcuno di un imminente risveglio del paese. E in un'altra piazza della città del Messico, quella della Cittadella, l'anziana commessa di una miscellanea pronunciava la sua apparentemente insignificante frase:

-Non ci sono più gomme alla menta.